Documento di protezione contro le esplosioni: la norma CEI EN 60079-10-1:2016
La norma
All’interno di luoghi con alte concentrazioni di gas e vapori infiammabili è necessario specificare i criteri essenziali contro i quali possono essere valutati i pericoli d’accensione e fornire una guida sulla progettazione e i parametri di controllo che possono essere utilizzati per ridurre la minaccia di rischio esplosione.
Attualmente la norma in vigore per effettuare la classificazione delle zone a rischio è la CEI EN 60079-10-1:2016 che sostituisce dal 13/10/2018 l’edizione 2010 dello stesso standard. Le linee guida applicative dell’edizione del 2010 CEI 31-35:2012 e CEI 31-35/A:2012 sono state infatti abrogate a partire dal 13 ottobre 2018.
Gli aggiornamenti
D.lgs. 81/2008
Art.294 Documento sulla protezione contro le esplosioni
1. Nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 290 il datore di lavoro provvede ad elaborare e a tenere aggiornato un documento denominato: “documento sulla protezione contro le esplosioni”
2. Il documento di cui al comma 1, in particolare, deve precisare:
…
c) quali sono i luoghi che sono stati classificati nelle zone di cui all’allegato XLIX
…
La classificazione
La CEI EN 60079-10-1:2016 riporta modifiche sostanziali rispetto al documento precedente, soprattutto per quanto riguarda le tecniche di classificazione.
Si tratta di uno standard di riferimento completamente rinnovato.
In essa sono presenti sia le equazioni di emissione relative ad alcuni scenari di rischio, sia nomogrammi che consentono di determinare l’eventuale tipo di zona a rischio di esplosione sia, per finire, nomogrammi che permettono la stima della dispersione e quindi dell’estensione della zona.
La norma quindi si autosostiene e rappresenta uno standard immediatamente applicabile, una volta che si abbiano le equazioni di emissione riferite ad ogni scenario e reperibili nella letteratura tecnica.
Le prime comparazioni di classificazione, svolte sia con la precedente versione che con quella attuale della CEI EN 60079 10-1, evidenziano modifiche nell’estensione della distanza pericolosa in relazione ad alcuni specifici scenari di rilascio, riscontrabili nei comparti industriali italiani.
di Andrea Baraldi