Emergenza Covid-19: mascherine come dispositivi di protezione collettiva
E’ di questi giorni la notizia per alcuni comuni, come Rapallo, e regioni come la Lombardia, ma era così anche per la prima zona rossa del Lodigiano, in aggiunta alle misure di distanziamento sociale, dell’obbligatorietà dell’uso di una mascherina di qualsiasi tipo quando si debba accedere a luoghi frequentati da altre persone, come per esempio il supermercato.
Se nel linguaggio degli addetti alla sicurezza le mascherine sono Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per chi le indossa, questa nuova regola le sdogana come Dispositivo di Protezione Collettiva (DPC) e di prevenzione del contagio da Covid-19.
Le mascherine: differenze

Già da subito le indicazioni ufficiali hanno infatti chiarito che le mascherine da considerarsi Dispositivi di Protezione Individuale per il Covid 19 sono solo le FFP2 e FFP3, di uso strettamente necessario in ambito medico, dove chi lavora è esso stesso uno strumento di protezione collettiva e deve essere protetto anche con questo tipo di dispositivi.
Chi ha indossato un P2 o un P3 sa che non è facile lavorare né respirare con queste protezioni quindi, quando sia necessario un lungo tempo di utilizzo o vengano richiesti sforzi, queste mascherine vengono dotate di valvole di espirazione, che si presentano come un “tappo” tondo al centro, per agevolare l’uscita dell’aria (ed eventualmente dei droplets di saliva) e non sovraccaricare il lavoratore.
Le mascherine chirurgiche non filtranti in semplice tela o tessuti sintetici, non sono un DPI, e hanno la funzione inversa ovvero quella di proteggere chi sta attorno, e infatti il loro uso è originario delle sale operatorie, dove un soggetto debole, sul tavolo operatorio, deve essere protetto dalle esalazioni di possibili patogeni provenienti da naso e bocca di persone che, nel pieno funzionamento del loro sistema immunitario, potrebbero esserne portatori inconsapevoli.
Prevenzione dal contagio
Una delle caratteristiche più subdole del Covid 19 è infatti quella di essere molto contagioso e, al contempo, in molti casi asintomatico, e comunque contagioso anche nei giorni di incubazione; è quindi probabile che una persona che non abbia, o non abbia ancora, sintomi possa essere, anche in buona fede, veicolo di contagio. Se ognuno si considera in via cautelativa malato e indossa una maschera chirurgica compie dunque un atto di prevenzione e di rispetto verso gli altri. Il passaggio successivo è che se tutti indossano una mascherina chirurgica ognuno protegge tutti gli altri e quindi tutti sono protetti, ognuno intercettando all’origine i suoi droplets di saliva sana o infetta che sia.
Sicurezza sul lavoro
Anche sul fronte delle attività lavorative, per la sola esposizione a Covid 19, l’Art 16 del DL 18/2020, come anche chiarito dalla circolare 1151/DG del Ministero della Salute, ha riconosciuto che per i lavoratori (ad esclusione di operatori sanitari ed altri operatori per cui sia effettivamente richiesta una protezione specifica) che non possono oggettivamente mantenere il distanziamento sociale si considerano DPI ai sensi dell’Art. 74 del DLgs 81/08 anche le mascherine chirurgiche e anche se non marcate CE, cioè prodotte in deroga specificamente per l’emergenza.
In generale la ricetta per trasformare un dispositivo di protezione collettiva in un dispositivo di protezione individuale è che lo usino tutti, che ognuno affidi a tutti gli altri la propria protezione e abbia la consapevolezza di tutelare al contempo la loro.
di Cinzia Repetto
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