L'inasprimento delle sanzioni a tutela del patrimonio culturale: ora rischiano anche le imprese.
Negli scorsi giorni il Parlamento ha approvato, in via definitiva, la proposta di legge recante “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”. Il testo riforma le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale – attualmente contenute prevalentemente nel “Codice dei beni culturali" (D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42) – e le inserisce nel Codice Penale con l’obiettivo di operare una profonda riforma della materia, ridefinendo l’assetto della disciplina nell’ottica di un tendenziale inasprimento del trattamento sanzionatorio.
A seguito delle modifiche apportate dal Senato, la proposta di legge si compone di 7 articoli attraverso i quali vengono collocati nel c.p. gli illeciti attualmente ripartiti tra codice penale e codice dei beni culturali e introdotte nuove fattispecie di reato.
La responsabilità per le persone giudiriche
Mediante tale modifica della normativa, il legislatore non ha solamente voluto dare la massima protezione e tutela prevista dal nostro ordinamento a dei beni ritenuti di particolare interesse, ma ha aggiunto un quid pluris di particolare importanza: la responsabilità per le persone giuridiche.
Infatti, con la novella legislativa, vengono inseriti nel D.Lgs. 231 del 2001 gli articoli 25septiesdecies (Delitti contro il patrimonio culturale) e 25duodevicies (Riciclaggio di beni culturali e devastazione e saccheggio di beni culturali e paesaggistici).
Deve, pertanto, osservarsi come le Società che già abbiano adottato un Modello Organizzativo di Gestione e Controllo (MOGC) ai sensi del D.lgs. 231 del 2001 siano necessariamente chiamate ad una verifica ed eventuale aggiornamento della propria valutazione dei rischi a seguito di questa estensione del catalogo dei reati presupposto. Tutte quelle realtà impegnate in specifici settori, come l'organizzazione di aste o gallerie d'arte, ovvero la gestione e la manutenzione di complessi museali e/o architettonici e di beni di interesse culturale e paesaggistici in genere dovranno, quindi, intervenire con urgenza sui propri sistemi di prevenzione e gestione dei rischi.
Aree sottoposte alla tutela della Soprintendenza dei Beni Culturali e riconosciute Patrimonio Mondiale dell'UNESCO
Anche le realtà che non si trovino ad operare nei settori più direttamente interessati dalla riforma dovranno, peraltro, porre attenzione a specifici segmenti della propria attività, potenzialmente interessati dal rischio di incorrere nei nuovi delitti contro il patrimonio culturale e valutare di dotarsi di un proprio MOGC 231 nonché l’aggiornamento dello stesso, qualora già adottato.
Ogni Società in astratto, infatti, potrebbe scegliere di investire capitali in singole opere o collezioni d'arte e/o nell'acquisto e la ristrutturazione di beni immobili di prestigio (si pensi ad esempio alle imprese del settore bancario).
Non è da sottovalutare, inoltre, il rischio esistente per le realtà che si trovino a svolgere la propria impresa in contesti ambientali di pregio, ad esempio in occasione della progettazione e della messa in atto di lavori di ristrutturazione o ampliamento dei propri impianti. Il riferimento è alle numerose aree sottoposte nel nostro Paese alla tutela della Soprintendenza dei Beni Culturali e riconosciute Patrimonio Mondiale dell'UNESCO sulle quali si sono sviluppate negli anni svariate attività industriali ed economiche.
L’esigenza di adeguarsi al regime 231
In definitiva, quindi, possiamo sostenere che non saranno poche le realtà che dovranno attenzionare i nuovi reati presupposti e valutarne con attenzione l’impatto sulla gestione dei rischi, anche in considerazione delle rilevanti sanzioni pecuniarie e interdittive previste dal legislatore.
Sebbene ad una prima lettura e analisi della riforma legislativa la stessa possa apparire come uno specifico intervento di settore, uno studio più attento ci ha permesso di comprendere come questa si appresta a coinvolgere una vasta porzione delle realtà imprenditoriali italiane e a comportare una necessaria esigenza di aggiornare i propri MOGC ovvero valutarne con attenzione l’opportunità di adeguarsi al regime 231, esigenza che oggi appare sempre più necessaria e cogente per le aziende del panorama imprenditoriale italiano.
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