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Roberto Gualco
I sapiens alle prese con il dubius virus
Si tratta del quadrato del sator, ricorrente iscrizione latina palindroma, vale a dire una frase che si può leggere da sinistra a destra, dall’alto in basso e viceversa.
E’ una delle antiche iscrizioni più studiate al mondo ed il suo significato, così la sua traduzione esatta, è ancor oggi incerta. Questo palindromo è molto diffuso, specie in Italia; io ho potuto soffermarmi ad osservarlo a Pompei e nel Duomo di Sant’Orsa, ad Aosta.
Il suo significato nasconde un’ antica magia, sono i segni che seguono il cammino dei sapiens dalla notte dei tempi.
Noi esseri umani siamo complessi, fatti di materia sì, ma anche di qualcosa di più grande ma nello stesso tempo fragile ed impalpabile.
Abbiamo bisogno di comunicare, di studiare quello che ci circonda, abbiamo l’irrefrenabile bisogno di capire… non tutti però.
Molti sapiens, nei lunghi secoli che ci separano dal magico quadrato del sator, hanno sostituito questo fuoco interiore con altro, senza capire che stavano buttando via la loro qualità più preziosa, quella da cui deriva il nostro nome scientifico, sostituendola con cattiva materia di costruzione, materia ingannevole e subdola che ci ha fatti sentire grandi di niente.
Ignoranza, invidia, superficialità di pensiero, arroganza, aggressività, voglia di possesso, malvagità, menefreghismo, vigliaccheria… Quanto ancora potrebbe essere lunga la lista del cattivo materiale da costruzione che l’uomo ha introdotto nel profondo del suo animo, lasciando ormai così poco spazio alle qualità che invece potevano conservargli un mondo migliore, questo mondo che, in questi giorni, ci ha segnalato che sta meglio senza di noi.
La sintonia con il pianeta
Ma come in un magico palindromo forse c’è ancora tempo per rivedere il nostro percorso di umanità e riportare indietro non il tempo ma il pensiero, tornare a capire, a studiare, a comunicare meglio, finalmente in sintonia e non più contro il pianeta che ospita tutti noi viventi.
Uccelli dell’aria, grandi mammiferi del mare, pesci, lupi, leoni, gazzelle, varani, farfalle, lombrichi, fili d’erba, grandi alberi millenari, licheni, vento, pioggia, sabbia del mare, antiche rocce, le sagge onde che conoscono il battere e levare dell’eternità, tutti ma proprio tutti, sono certo, sono lì, con il fiato sospeso e l’orecchio teso, increduli di come uomo sia cambiato in così poco tempo, tutti ma proprio tutti sperano che uomo abbia finalmente deciso di sentirsi parte di tutti loro.
Qui finisce la prima parte di quanto desideravo esprimere, di quello che sento dentro, di quello che probabilmente ho sempre sentito ma non avevo tempo di udire.
Il magico quadrato mi ha permesso di leggere la vita partendo da punti diversi per arrivare allo stesso significato.
Nella seconda parte volevo fare con voi alcune riflessioni su questi giorni passati insieme, ognuno a casa.
Alla ricerca del dubius virus
…per sconfiggerlo o, almeno, gettarlo in un mare di guai…
Nella seconda parte volevo fare con voi alcune riflessioni su questi giorni passati insieme, ognuno a casa.
1.I tempi della cronaca e quelli della scienza.
Abbiamo tutti capito quanto sia stata trascurata l’importanza della scienza, quella seria, non presente su facebook o youtube.
Ma allora perché molti giornalisti si ostinano ad applicare i tempi della cronaca, immediati, costruiti su chi dà per primo la notizia a quelli della scienza, che per essere fondata, seria e concreta, nonché utile, ha bisogno di tempo, perché invece di continuare a fare domande per le quali non può esserci ancora una risposta, non lasciano semplicemente il tempo a chi sta studiando perché ne ha le competenze, limitandosi a registrare il lavoro che si sta facendo?
2.La sindrome di Dunning-Kruger.
Si tratta di una disfunzione cognitiva che induce negli individui poco esperti di un argomento una netta sopravvalutazione delle proprie competenze in quello stesso campo. Questa affermazione non richiede altri commenti salvo quello che le commissioni di esperti non sono un di più ma forse servono a capire di più, ed è un bene se vengono nominate e sentite anche più volte.
3. Chi governa e chi parla.
Mi torna spesso in mente la fabula della mosca cocchiera di Esopo, sapete quella mosca che, volando sul muso di una coppia di buoi che tirava un pesante carro in salita, continuava a criticare il lavoro degli stessi dando preziosi consigli, non tirando il carro ma volando sul naso dei poveri buoi..
Non è una considerazione politica nè tanto meno di parte, ma bisogna riconoscere che trovarsi davanti ad una pandemia terribile come questa a chi deve tirare il carro non serve una mosca cocchiera fastidiosa.
4. Capitano mio capitano, ovvero il coraggio di non giudicare.
Trovandosi in un mare in tempesta e non sapendo pilotare la nave, il dovere di un uomo coraggioso è quello di fidarsi del capitano, presentarsi davanti a lui e, quando si può parlare, dire semplicemente: capitano, posso rendermi utile?
Non è vero che i politici, gli statisti sono insensibili ai buoni sentimenti a loro dimostrati, anzi, in certi frangenti un sorriso, una stretta di mano, una buona parola aiutano a fare meglio perché incoraggiano e non fanno perdere energie per cose negative ed inutili.
Ero indeciso se scrivere queste parole ma è quello che penso e sto facendo per aiutare il mio capitano. Sto a casa, attento a me ed agli altri, obbedisco perché e quanto mi si chiede. I medici obbediscono, gli infermieri, i poliziotti, i contadini, gli autotrasportatori, le commesse dei supermercati, tutti obbediscono al capitano perché siamo su una nave in tempesta e loro per primi se ne rendono conto.
Tutti preghiamo perché la nave arrivi in un porto sicuro.
Avremo tempo per altre considerazioni.
Roberto Gualco, già urbanista e sociologo, attualmente pensieroso…
Chi è Roberto Gualco
Roberto Gualco è urbanista e sociologo, inizia la sua carriera dedicandosi alla produzione industriale, quando agli inizi degli anni ’80 in Italia la distribuzione moderna esce dai confini di Milano (Esselunga) e del Grande Magazzino generalista (UPIM, Standa), si occupa della trasformazione del sistema distributivo a partire dalle regioni del nordovest italiano.
Nei 40 anni da allora trascorsi, Roberto Gualco si è dedicato in modo principale all’urbanistica commerciale, cioè a rendere compatibile l’ammodernamento del sistema distributivo con le regole e le identità delle città.
Accanto a quest’attività ne ha sviluppate altre complementari: l’analisi ambientale dei progetti e delle loro alternative, l’urbanistica generale attraverso l’assistenza ai Comuni nel processo di ridisegno della pianificazione territoriale, lo studio dell’edilizia residenziale e ancora l’ideazione di nuovi formati commerciali.
Oggi, superati i 70 anni, si dedica alle tre sue passioni: i suoi nipoti, i lupi e le piante.