I co-benefits della riqualificazione energetica
Il settore edile
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) il settore edile è responsabile di oltre un terzo del consumo energetico finale globale e quasi del 40% delle emissioni di gas serra, inoltre circa il 75% del parco immobiliare dell’UE è inefficiente sotto il profilo energetico. C’è quindi ancora molto potenziale su cui investire per efficientare e la domanda di energia per gli edifici e per la loro costruzione è in continua crescita.
Tuttavia, ci sono spesso barriere economiche che influenzano il processo di transazione di questo settore verso edifici sempre più efficienti. Net Present Value (NPV) negativi, lunghi periodi di rientro economico, IRR bassi, rischi di progetto e carenze di liquidità nei primi anni del progetto rendono i business case poco attraenti per gli investitori.
LCC
Risulta innanzitutto fondamentale standardizzare il processo di valutazione di questi investimenti in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio (progettazione, costruzione, monitoraggio, manutenzione e dismissione). A tal fine, lo Standard ISO 15686-5 (Buildings and constructed assets – Service life planning – Part 5: Life-cycle costing) fornisce una terminologia chiara e linee guida comuni per le procedure di calcolo LCC.
I co-benefits
Al tempo stesso, nel settore della ricerca in materia di energia e della politica sul cambiamento climatico, si è sviluppato il concetto di “Co-Benefits” di una riqualificazione energetica. Gli studi mostrano che gli impatti delle transazioni energetiche verso bassi consumi ed emissioni di CO2, vanno di pari passo con altri obbiettivi economici e sociali.
- Miglioramento dei livelli di comfort,
- qualità dell’aria degli spazi di vita e di lavoro,
- rivitalizzazione dei quartieri urbani,
- aumento del valore degli immobili,
- creazione di posti di lavoro.
sono solo alcuni dei tanti effetti positivi.
Quantificare il valore aggiunto degli edifici “green” in termini monetari, ad eccezione del risparmio energetico, può essere però complesso. Questo perché la ricerca in questo campo è ancora nelle sue fasi iniziali. Tuttavia, esistono studi che possono essere utilizzati come base di partenza per l’analisi di questi valori aggiunti.
3i Group ha infatti partecipato alla valutazione economica dei co-benefits nel Deliverable 6.4 del progetto europeo CraveZero.

D.6.4 Cobenefits of NZEBs, Cravezero (https://cravezero.eu/).
I risultati di alcuni studi
In un caso, un edificio per uffici di 10.000 m2, è stata segnalata una maggiore produttività dello 0,3% percento, pari a 8 €/m2anno. Uno studio americano ha mostrato che circa il 20-25% di 534 aziende ha riportato un morale dei dipendenti più alto, riunioni con i clienti più efficaci e più facilità nel reclutare dipendenti.
Inoltre, il 19% ha riportato un minor turnover del personale. In due studi è stata riscontrata anche una riduzione dell’assenteismo.
Oltre al benessere e alla produttività, ci si può aspettare un aumento dei ricavi da affitto o vendita.
Bleyl et al hanno esaminato studi precedenti e hanno concluso che un reddito da locazione più elevato può variare all’incirca tra il 5% e il 20%.
Inoltre, l’aumento del valore di mercato dell’immobile può variare da meno del 10% fino al 30%.
In conclusione includere questi co-benefici nelle analisi di life cycle costing può sicuramente migliorare i modelli di business riducendo il tempo di ritorno degli investimenti e favorire quindi la transazione energetica verso edifici sempre più efficienti.
di Pietro Ambroggi
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