Gli ultrasuoni come fattore di insorgenza di patologie da stress lavoro correlato
Come precisato all’art. 28 del D.Lgs. 81/08 “La valutazione… deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato…”.
Per effettuare la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato solitamente si utilizza la lista di controllo della metodologia INAIL 2017, strutturata in 3 aree:
-Eventi sentinella
–Contenuto del lavoro
-Contesto del lavoro
Il contenuto del lavoro
Tra gli elementi nella sezione del contenuto del lavoro vi è l’esposizione giornaliera a rumore superiore a 85 dB(A) e la presenza di un inadeguato comfort acustico, situazione che può concorrere all’insorgenza di patologie da stress lavoro correlato.
Gli ambienti di lavoro devono pertanto essere adeguatamente protetti dalle fonti di rumore, in caso contrario un’esposizione prolungata può portare a stati di malessere anche gravi.
Le fonti di rumore
Tra le fonti di rumore che possono portare ad un inadeguato comfort acustico vi sono:
- gli impianti produttivi o tecnici posti in prossimità di locali adibiti ad uso ufficio;
- la presenza in ambienti produttivi di macchinari generanti rumori che disturbano il parlato o che provocano fastidiosi effetti d’eco o rimbombo;
- gli infrasuoni;
- gli ultrasuoni.
Tra le fonti di ultrasuoni in ambiente lavorativo: bagni di lavaggio ad ultrasuoni, saldatrici per la plastica, apparecchi per l’essicamento utilizzati nelle industrie alimentari e farmaceutiche, processi di cavitazione, processi di estrazione di profumi o estratti di fiori e frutti, e macchinari utilizzati in ambito sanitario per motivi diagnostici.
Le conseguenze
I più gravi effetti da esposizione prolungata sono costituiti dall’insorgenza di ipoacusie e da effetti extra uditivi, con conseguenti sintomi, quali: ansia, stress, sensazione di stanchezza psico-fisica.
L’esposizione al rumore, infatti, può provocare disturbi fino a compromettere lo svolgimento delle normali attività di lavoro, riducendo il rendimento e la capacità di concentrazione del lavoratore. Gli effetti nocivi sulla salute dei lavoratori possono quindi essere di tipo:
– Fisico: danni all’udito (fino all’ipoacusia), problemi di equilibrio e senso di vertigine, senso di stordimento ed emicranie, disturbi all’apparato cardiocircolatorio e a quello digerente;
– Psicologico: irritabilità, stati di angoscia e alienazione, alterazioni del ciclo del sonno, eccetera.
Come funziona la percezione?
L’onda sonora infatti è veicolo di energia meccanica. Questa viene percepita dal nostro apparato uditivo e può essere decodificata (suoni nell’intervallo dell’udibile), oppure no (infrasuoni e ultrasuoni). Nonostante alcune onde sonore non siano decodificate dai nostri organi di senso non significa che il nostro corpo non ne venga in contatto e non possa essere influenzato dall’energia che queste trasportano.
Ci sono evidenze scientifiche di:
· percezione di affaticamento,
· dolore alle orecchie,
· temporanee disfunzioni dell’apparato vestibolare (es. difficoltà di coordinazione e perdita dell’equilibrio),
· cefalee persistenti,
· nausea,
· tinnito ed acufeni in soggetti esposti ad ultrasuoni in ambiente lavorativo.
Un certo numero di effetti “soggettivi" sono poi stati segnalati da operatori addetti all’utilizzo di macchinari per l’ecografia medica, compresi affaticamento, mal di testa, nausea, tinnito e disturbo della coordinazione.
L'allergia al rumore
Esistono inoltre persone/lavoratori particolarmente sensibili al rumore ed ai suoi effetti.
Tale situazione è generalmente correlata ad una particolare patologia detta “iperacusia” o “allergia al rumore” della quale in Italia ne soffrono circa 60.000 persone. Al riguardo l’art. 183 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. tutela i lavoratori particolarmente sensibili, imponendo al datore di lavoro l’obbligo di adozione di specifiche e adeguate misure di protezione.
In conclusione
Un’accurata valutazione del comfort acustico nell’ambiente lavorativo e l’eventuale messa in opera di sistemi di protezione può contribuire a proteggere i lavoratori dagli effetti extra-uditivi dell’esposizione a rumore e in particolare dall’insorgenza di stress lavoro correlato, migliorando il loro rendimento lavorativo.
Come?
Le soluzioni sono diverse: pannelli insonorizzanti, corretta disposizione dei macchinari nell’ambiente di lavoro, corretta individuazione delle destinazioni d’uso dei locali di lavoro e la riduzione dei tempi di permanenza in locali con comfort acustico inadeguato o nei pressi di macchinari rumorosi o generanti ultrasuoni, la corretta manutenzione delle attrezzature di lavoro.
di Davide Gatti