Foto tratta dalla campagna “WWF Japan – Population by pixel”, creata dall’agenzia Hakuhodo C&D / Tokyo
Giornata mondiale dell'ambiente 2020 - La perdita di biodiversità
Oggi è la Giornata Mondiale dell’ambiente 2020, un’iniziativa che ha ormai 48 anni, nata dall’Assemblea delle Nazioni Unite con l’obiettivo di sensibilizzare al corretto utilizzo delle risorse naturali ed il rispetto del nostro Pianeta.
“Siamo la prima generazione di esseri umani che ha il privilegio di poter contemplare la Terra dallo spazio. Le istantanee degli astronauti [..] ci hanno restituito l’immagine di un piccolo pianeta, un gioiello bianco e blu che si staglia nell’oscurità del cosmo. I colori della Terra sono molto brillanti se rapportati a quelli degli altri pianeti del sistema solare. Sono colori bellissimi, rivelatori della presenza di acqua nei tre stadi: liquido, solido e gassoso. Il bianco delle nubi e delle calotte polari e il blu degli oceani sono testimoni del carattere straordinario del nostro pianeta." (Giuseppe Barbiero, Ecologia Affettiva, 2017)
Oggi gli esseri umani stanno modificando gli equilibri della biosfera al punto di lasciare tracce geologiche permanenti.
E’ il momento per la Natura
“E’ il momento per la Natura”: questo è il motto, scelto per l’edizione 2020, della Giornata Mondiale per l’Ambiente dedicata al drammatico declino della biodiversità del nostro pianeta. Un motto per ricordarci che è il momento di dedicarci urgentemente alla protezione e alla salvaguardia della biodiversità. Oggi, noi esseri umani abbiamo una scarsa percezione del problema a causa di comunità sempre più urbanizzate e lontane dal contatto con la natura.
“La perdita del legame emotivo con la natura ha conseguenze nella protezione della biodiversità. Se sono mancate esperienze significative di relazione con la natura difficilmente riusciremo a prenderci cura delle creature viventi che sono a rischio di estinzione e soprattutto a proteggere il loro habitat." (Giuseppe Barbiero, Ecologia Affettiva, 2017)
Il più grave problema del nostro Pianeta
La perdita di biodiversità è il più grave problema del nostro pianeta.
Sono circa un milione le specie viventi minacciate di estinzione, su un totale di stimato di circa 8,7 milioni. Siamo di fronte ad un’estinzione delle specie superiore a quella che la terra ha vissuto negli ultimi 65 milioni di anni, tanto che gli scienziati ritengono che possa essere definita la sesta grande estinzione di massa.
Nel 2009, un gruppo di scienziati guidati dallo svedese Johan Rockstrom confrontò i nove principali problemi del pianeta, al fine di individuare uno spazio operativo di sicurezza per le attività umane per evitare che esse raggiungano un punto di non ritorno. I risultati dello studio hanno evidenziato che i problemi che hanno superato la soglia del rischio in ordine di gravità sono:
- La perdita di biodiversità
- L’alterazione del ciclo biogeochimico dell’azoto
- I cambiamenti climatici, fortemente connessi all’alterazione del ciclo biogeochimico del carbonio.
Oggi, rispetto all’era preindustriale, abbiamo superato di gran lunga il limite di sicurezza: il tasso di estinzione delle specie è stimato essere circa 100 volte superiore a quello naturale. Secondo Edward O. Wilson, il tasso di estinzione continuerà a crescere vertiginosamente fino a 1.000 o addirittura 10.000 volte quello naturale.
Anche i limiti di quantità di N2 e di concentrazione atmosferica di CO2 , parametri che regolano i cicli biogeochimici dell’azoto e del carbonio, sono stati ampiamente superati dall’era preindustriale.
Quali sono le specie più a rischio?
Tra i vertebrati sono a rischio di estinzione il 32% di tutte le specie di anfibi, il 12% dei rettili, il 23% degli uccelli e il 23% dei mammiferi. Gli anfibi sono il gruppo che soffre maggiormente dell’intervento dell’uomo. Negli ultimi 30 anni, delle 5743 specie conosciute di anfibi, 34 sono state dichiate ufficialmente estinte, 113 non sono più state avvistate, 1866 sono inserite nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione.
Questi dati riguardano solo i vertebrati, pochissimo sappiamo delle condizioni degli invertebrati, dei vegetati, dei funghi e, soprattutto, dell’immenso mondo dei protisti e dei batteri, invisibili a occhio nudo, ma spesso fondamentali per la tenuta degli ecosistemi.
Quali sono le cause della perdita di biodiversità?
- La distruzione degli habitat naturali delle specie,
- L’invasione delle specie alloctone,
- L’inquinamento,
- La sovrappopolazione umana,
- Il sovrasfruttamento delle risorse.
Spesso le cause sono intrecciate tra loro. La globalizzazione di molti processi produttivi ha causato più inquinamento, per esempio, per lo spostamento delle merci; non solo, questa maggiore mobilità dei prodotti ha favorito lo spostamento di una grande quantità di specie viventi che hanno invaso nuovi habitat e, in competizione per le risorse, hanno portato le specie autoctone ad una rapida estinzione.
La sovrappopolazione umana, inoltre, spinge ad un maggiore sfruttamento delle risorse, trasformando le foreste vergini in aree agricole, riducendo e frammentando sempre più l’habitat naturale di tante specie.
Molti ecosistemi sono stati distrutti, degradati, frammentati e solo una piccola percentuale è rimasta intatta: dei 14,5 miliardi di ettari di terre emerse, la specie umana ne occupa 7,7 miliardi. Le terre non ancora toccate dall’uomo, foreste e praterie vergini, sono ridotte ad appena 2,7 miliardi di ettari.
Tutte queste cause possono essere ricondotte ad un unico dato: la specie umana, da sola, si appropria del 36% della produzione primaria netta degli organismi fotosintetizzatori. Questi organismi intercettano tutto il flusso di energia solare, mettendolo a disposizione dell’intera biosfera sotto forma di legami chimici del carbonio.
Circa un terzo del carbonio messo a disposizione dagli organismi fotosintetizzatori viene utilizzato da un’unica specie: l’essere umano.
Tutte le altre specie, quasi dieci milioni, sono costrette a spartirsi ciò che rimane. L’iniquità della spartizione delle risorse non riguarda solo l’essere umano, ma l’umanità nel suo insieme contro il resto della biosfera.
Siamo la prima generazione a sapere che stiamo distruggendo il pianeta, ma siamo anche l’ultima che può ancora fare qualcosa per salvarlo.
di Marta Boschetto
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