L'ora delle rinnovabili
Tra sabato 30 marzo e domenica 31 marzo abbiamo spostato l’ora in avanti: 60 milioni di italiani sono tornati all’ora legale.
Ma che effetti ha questa azione sulla vita di tutti i giorni?
Partiamo dalla nascita della consuetudine: il primo decreto a riguardo era stato introdotto nel 1926, durante il primo conflitto mondiale, soppresso e ripristinato più volte, fino al 1966 dove è diventata una prassi definitiva.
Da allora, i salti tecnologici e l’industrializzazione del territorio ha fatto passi da gigante ed i consumi elettrici sono saliti di pari passo, accoppiandosi con l’aumento del PIL.
Quali sono i veri risparmi energetici?
Grazie a Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, possiamo sapere con precisione quali livelli di risparmio energetico ed economico sono stati generati.
Dal 2004 al 2017, grazie all’ora legale, abbiamo risparmiato circa 8,5 miliardi di kilowattora (quanto consuma la Sardegna in un anno) portando i cittadini ad un risparmio economico di circa 1,5 miliardi di euro. I mesi dove è più evidente in risparmio sono i mesi mediani, aprile ed ottobre soprattutto, in quanto si migliora il non utilizzo di illuminazione grazie ad un miglior apporto di luce naturale.
Se però si presta attenzione agli ultimi 10 anni, si noterà che il risparmio energetico è drasticamente diminuito di 100 milioni di kilowattora: siamo passati dai 640 milioni nel 2010 ai 567 del 2017.
Questa diminuzione è legata all’aumento dell’uso del condizionamento, infatti l’aria condizionata è una delle componenti che incide maggiormente sui consumi elettrici.
Siamo quindi nel tipico caso in cui “il cane si morde la coda": se infatti continueremo a produrre elettricità con le centrali a carbone ogni volta che accenderemo un condizionatore non faremo che peggiorare la nostra situazione rispetto all’aumento delle temperature, della qualità dell’aria e dell’inquinamento atmosferico.
Bisogna comunque dire che, nonostante il calo, risparmiamo sempre 100 milioni di euro all’anno ed evitiamo 200 mila tonnellate annue di CO2.
Ma quali sono le conseguenze dal punto di vista della salute e della società per una azione che pare così irrilevante?
E’ ovvio che il 30 abbiamo dormito un ora in meno, tuttavia uno studio pubblicato da Neuroscience Letters ci dice che alcune persone impiegano quasi 3 settimane per tornare un sonno più lungo e meno disturbato.
Questo ovviamente ha conseguenze negative sul livello produttivo: forse è per questo che i paesi europei, meno interessati dal miglioramento sulle emissioni e sul risparmio energetico, tipicamente quelli nordici, hanno poco interesse di continuare la formula dell’ora legale.
In tutto questo però bisognerebbe ricordare sempre cosa sta succedendo al nostro pianeta, per esempio nelle zone artiche, di cui abbiamo molti dati puntuali.
Negli anni cinquanta e sessanta quel territorio era infatti costantemente monitorato perché ritenuto strategico dal punto di vista militare e fitto di installazioni militari russe (era il punto più veloce per raggiungere gli Stati Uniti).
Dopo il crollo del regime sovietico le stazioni sono rimaste poche ma le anomalie delle temperature sul vasto territorio artico vengono anche controllate attraverso analisi satellitari e analisi matematiche.
Ad oggi stiamo misurando temperatura di addirittura 6.5° sopra alla stagionalità dove le massime anomalie sono registrate sui mari la tra Siberia e il Mar Glaciale Artico; anomalie che raggiungono anche i +15/20° oltre la media stagionale: nella città di Inuvik il 28 marzo ci sono stati +3°C, circa 20 gradi sopra la norma.
Immaginiamo di svegliarci domani con il clima di agosto.
E’ quindi fondamentale continuare tutte quelle prassi che fermino ed abbassino la nostra impronta di consumo energetico ed emissivo continuando la lotta per l’abbattimento degli inquinanti quali C02, Nox e particolato.
La risposta giusta è sempre una sola: energie rinnovabili.
Quest’anno il NREL ha introdotto, nel suo annuale report sugli andamenti dei rendimenti delle celle fotovoltaiche dal 1976 ad oggi, quello con il record di efficienze per i moduli solari fotovoltaici.
Al primo posto troviamo un modulo ibrido a concentrazione con un efficienza pari al 40.6%.
Come si può notare dal grafico qui sotto, tratto dallo studio, l’efficienza dei moduli tradizionali è anch’essa salita parecchio dall’inizio degli anni 90 ad oggi, stabilizzandosi e segnando, vedendo anche i prezzi in leggero calo, un chiaro momento di centratura del mercato
In conclusione ci troviamo nel momento di mercato adatto all’azione in termini di efficienza energetica: piuttosto che portare di un’ora indietro il tempo dovremmo pensare a portare indietro di un grado la temperatura.
di Gianluca Gualco
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