Australia - l’epoca del Pyrocene
“Abbiamo creato un’epoca equivalente alle ere glaciali, ma sul fronte opposto”
Questo è quello che sostiene Steve Pyne, esperto di storia del fuoco e docente dell’Arizona University.
Come prima cosa bisogna premettere che recentemente l’Australia si è posta all’ultimo posto tra 57 paesi per le azioni sul cambiamento climatico. Non solo il governo australiano non fa nulla per attuare le azioni condivise sul cambiamento climatico ma anzi, vi si oppone.
La situazione australiana
In Australia, dal 1900 ad oggi, il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato: nell’ultimo anno le temperature medie sono state di 1,5 gradi più alte rispetto alla media e le massime oltre i 2 gradi in più. Questo, legato alla siccità che ormai si protrae da oltre due anni, ha seccato parti vegetali sempre più grandi e quando i fusti ed i rami perdono acqua gli incendi possono durare di più.
Proprio come avviene in una stufa: i pezzi piccoli sono quelli che la fanno accendere ma i più grandi sono quelli che bruciano per più tempo.
I combustili forestali infatti sono classificati come da “un‘ora”, da “dieci” da “cento” o da “mille ore” e il fatto che in Australia gli incendi si siano ormai molto diffusi ha aggravato ulteriormente la situazione creando il fenomeno chiamato “vento di fuoco” (l’aria molto calda sale così rapidamente che lascia un vuoto e per riempirlo si creano dei venti) che di fatto è in grado di autoalimentare il fuoco.
Questo è solo uno dei problemi per cui gli incendi non si riescono a spegnere, l’altro è legato alla impossibilità di intervenire.
Per fermare un incendio è necessario eliminare ciò che lo alimenta e questa attività può essere svolta solo da squadre di terra (la procedura di “bagnare” il fuoco attraverso i mezzi aerei è di fatto solo un ritardante della combustione). Attualmente gli incendi che si stanno sviluppando possono generare fiamme che corrono ad una velocità di 10 chilometri orari (la velocità di corsa di un uomo medio) e che sviluppano potenze di 100.000 kW per metro di fronte, rendendo di fatto impossibile intervenire per gli operatori.
Secondo il mondo scientifico gli incendi che stiamo vedendo sono una conseguenza diretta del cambiamento climatico.
Tutti i report dell’IPCC, del governo australiano e delle istituzioni di ricerca avevano già segnalato che l’aumento di pericolo incendi aveva un grado di probabilità pari a “virtualmente certo”: la somma del caldo record e di una siccità senza precedenti (in zone già aride per natura) di fatto si è diffuso in tutto il continente.
Cosa accadrà ora?
Gli incendi australiani si fermeranno sulle coste del continente, ma il Pyrocene colpirà progressivamente tutto il mondo e ci accompagnerà a lungo nel futuro. Pensiamo infatti che questi incendi hanno emesso 250 milioni di tonnellate di CO2 pari 0,7% di quella emessa a livello globale.
L’ecosistema è in crisi, i paesaggi hanno subito un degrado permanente ed è stata compromessa la capacità di ri-assorbimento di gas serra.
Il 2019 sembra quasi aver scritto la trama di un pessimo “disaster movie”: siccità, ondate di calore, spaventosi incendi, cicloni, gas serra, surriscaldamento del ciclo dell’acqua. Purtroppo, però non siamo a Hollywood ma nella sintesi di quanto accaduto sul nostro pianeta.
E noi? Stiamo facendo abbastanza? O meglio, stiamo facendo?
La popolazione australiana si è resa conto di non aver fatto abbastanza ma lo ha fatto troppo tardi. Ad oggi però non abbiamo più tempo di imparare dagli errori.
di Gianluca Gualco