50° EARTH DAY
Nel 2020, la Giornata della Terra è online
In questo periodo che ci ha rallentato, oggi ci ricordiamo che il nostro Pianeta gira ancora. E’ troppo presto per poterci dimenticare che il clima, la biodiversità ed i cambiamenti climatici hanno ancora bisogno della nostra attenzione e quanto (la natura ce lo sta dimostrando) il nostro vivere quotidiano impatta pesantemente sul pianeta che ci ospita.
Questo momento dove dobbiamo stare a casa, dove ci siamo ritirati al chiuso per rallentare la diffusione del virus, ci ha però sicuramente insegnato e fatto vedere alcune cose.
1) Possiamo ridurre abbastanza velocemente l’inquinamento atmosferico
E’ proprio vero che non si nota qualcosa fino a quando non scompare.
Sappiamo bene che l’inquinamento atmosferico è una minaccia importante, mortale, che non vediamo ma che respiriamo tutti i giorni, tra l’altro sappiamo ormai che è anche collegato ai casi più gravi di COVID-19.
Vi segnaliamo qui un articolo in merito, in cui trattiamo proprio il rapporto tra emergenza climatica ed emergenza sanitaria.
In Cina, per esempio, si è registrato un calo del 40% del biossido di azoto all’inizio di quest’anno (rispetto all’anno precedente), pensate che un ricercatore ha stimato che questo calo ha salvato vite per 20 volte rispetto a quelle perse a causa del virus.
Il Covid-19 ci ha quindi dimostrato, a caro prezzo e con costi economici e sociali brutali, quanto velocemente la qualità dell’aria possa migliorare.
Forse però non dovremmo comportarci come Stati Uniti e Cina che in questi giorni stanno indebolendo le normative ambientali in favore di una ripresa più celere dal rallentamento, forse bisognerebbe fermarsi un attimo a pensare.

“Il permafrost è un ottimo conservatore di microbi e virus, perché fa freddo, non c’è ossigeno ed è buio“, Jean-Michel Claverie Università di Aix-Marseille.
2) La perdita di biodiversità continua a salire, a ritmi sbalorditivi
Ormai sappiamo che ogni anno dobbiamo dire addio a una serie di specie, e gli anni passati non sono stati differenti, in questo articolo approfondiamo le principali cause del fenomeno.
Queste perdite sono quasi sempre determinate dalla perdita di habitat, dai cambiamenti climatici o dalla concorrenza di specie invasive.
Ad oggi, calcolando il tempo da quando siamo presenti sul pianeta, circa 200.000 anni, il nostro pianeta avrebbe bisogno dai 3 ai 7 milioni di anni per “sostituire” il numero dei soli mammiferi persi.
Ma ritorniamo un attimo alla perdita di habitat. Analizzando il genoma del Covid-19 gli scienziati affermano che sembra aver avuto origine dai pipistrelli selvatici… ma nessuno si stupisce che questo patogeno sia passato ad un essere umano dalla fauna selvatica? Come mai siamo così vicini ad un area selvaggia?
“Ogni malattia emergente che combattiamo preesiste nella fauna selvatica“, afferma Dennis Carroll, ex direttore della divisione delle minacce emergenti dell’USAID, “se non cerchiamo i virus allo stato brado, e se continuiamo a esercitare pressioni sugli ecosistemi, probabilmente saremo colpiti da un’altra crisi come questa."
3) L’Australia e i suoi incendi
Cambiamento climatico, caldo secco, aumento delle temperature, scarsità di pioggia.
Lo abbiamo già trattato in un altro articolo ma è bene ricordare anche oggi che quello che abbiamo visto accadere un Australia pochi mesi fa non va dimenticato perchè probabilmente ci offre una finestra sul futuro che ci attende.

L’Australia si è posta all’ultimo posto tra 57 paesi per le azioni sul cambiamento climatico.
4) Gli alberi sono supereroi
Proteggere e ripristinare le foreste è cruciale per il pianeta. Gli alberi sono il vero baluardo contro i cambiamenti climatici (ne parliamo qui). Un gruppo di ricerca l’anno scorso ha scoperto che aiutare le foreste a rigenerarsi potrebbe assorbire una grande parte di tutte le emissioni, purtroppo però i dati che riceviamo non sono incoraggianti: il più grande “polmone” del mondo, la foresta pluviale amazzonica, nel 2019 ha sofferto il più grande tasso di declino a causa della agricoltura, del disboscamento e dell’estrazione mineraria.
Il più grande problema sono gli incendi, che purtroppo sono stati nella loro totalità deliberatamente accesi per ripulire la foresta con una tacita approvazione del Governo brasiliano stesso.
La cosa positiva è questi incendi hanno risvegliati gli animi e l’attenzione internazionale.
Lo scorso novembre il Fondo Verde per il Clima delle Nazioni Unite ha raccolto quasi 10 milioni di dollari dai donatori per finanziare progetti tra cui il ripristino delle foreste nei paesi in via di sviluppo: è chiaro che alla gente piace davvero piantare gli alberi.

Gli alberi rappresentano il simbolo di una comunità sana e sostenibile, conoscere le loro potenzialità per l’uomo e l’ambiente è il primo passo verso la costruzione di un mondo migliore.
5) Cali del rumore sismico
Uno degli impatti più insoliti a causa della pandemia è proprio questo: i sismologi hanno notato cali del “rumore sismico” ambientale. Tali vibrazioni sono persistenti nel terreno e solitamente derivano dall’attività umana, generate ad esempio, dal traffico veicolare e dalle attività industriali.
Secondo Thomas Lecocq, un sismologo del Royal Observatory del Belgio a Bruxelles, il rumore sismico derivante dalle attività umane è diminuito di circa un terzo in città. Anche scienziati della California e del Regno Unito hanno notato tendenze simili.
6) Le maratone per il Pianeta di oggi
Qualche altro suggerimento…
#OnePeopleOnePlanet, #CosaHoImparato, #EarthDay2020, #iocitengo, #VillaggioperlaTerra, #focolaremedia.
Tanti gli hashtag che oggi useremo per seguire le maratone multimediali legate all’Earth Day.
In Italia vi segnalo lo streaming su Raiplay, attivo dalle 8 alle 20 di oggi, animata da interventi, testimonianze, perfomance, collegamenti sul tema centrale della giornata “Il Riscaldamento Globale”.
di Gianluca Gualco